Suor Serafina Gavarra
Religiosa di grandi capacità ed esperienza, proveniente dal monastero della SS.Annunziata di Buccheri. Fu la prima badessa del monastero nel 1611 per nomina del vescovo Mons. Giuseppe Saladino.
Suor Battistina Maria Arezzi
Nel 1756 riuscì a comprare i ruderi della ex chiesa san Tommaso, crollata nel terremoto
del 1693 , e cominciò l’opera di riedificazione del monastero (anch’esso crollato in quel terribile evento), insieme alla costruzione della nuova Chiesa di San Giuseppe.
Suor M.Geltrude Tumino
Giovane ragusana chiamata dal Signore nel 1909 ad essere strumento per la ripresa dell’osservanza benedettina nel monastero, ormai interrottasi a causa delle leggi eversive della sopressione degli Ordini religiosi del 1866.
Di essa – figura chiave evangelica della rinascita del monastero- ci piace riportare quanto scrive il prof. Lorenzo Mancini:“A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra”
(Mc 4, 30-32). E così anche la vicenda di Agata Tumino, poi Suor Maria Geltrude di San Benedetto, ri-fondatrice e anima del monastero “San Giuseppe” di Ragusa, che del granellino ha molti tratti caratteristici dal punto di vista personale e ambientale, ma che al tempo stesso riesce a mantenere in sé la forza della vita che la porta a crescere silenziosamente e lentamente, fino a diventare una bella pianta nello sterminato e plurisecolare vivaio di San Benedetto.
Riecheggiano nei suoi scritti, redatti con tanto ardore seppure in un italiano stentato, le idee e le parole dei grandi riformatori della storia del monachesimo benedettino; per loro, che molto spesso si ritenevano inadatti e non all’altezza del compito, la via verso la santità non poteva che passare verso un ritorno ad normam observantiae: dice sr. Geltrude Tumino, ricordando il suo arrivo nel monastero nel 1909: “Sapevo di certo, che l’osservanza della S. Regola e la vita di comunità perfetta non vi soggiornava affatto, ma per disposizione Divina entrai, nella speranza di vedere rifiorire in questo luogo, la vera osservanza monastica”. Sempre alla piccolezza evangelica possiamo ricondurre il fatto, non trascurabile, che suor Geltrude non sarà mai priora, restando (o meglio, preferendo restare) nel secondo piano della gerarchia monastica: non era alla testa della comunità, ma certamente ne era l’anima. Ma come in molti altri casi potrebbe sorgere lecita la domanda: “perché dovremmo interessarci a suor Geltrude?”. Si potrebbe rispondere certamente ed efficacemente sul piano dell’importanza per la storia del territorio, portando la documentazione in possesso e i progetti di lavoro: ciò è e sarà un lavoro necessario ed importante per rendere ancora più forti i colori con cui è stata dipinta questa storia. Una corretta contestualizzazione storica, infatti, non farà altro che rendere ancora più eroica e santamente folle l’impresa di sr. Geltude. Tuttavia per il momento ci è sufficiente quello spirito, forse poco tecnico e critico, con cui sfogliamo un album di foto di famiglia: non ci chiediamo dove siano state scattate quelle foto, quando e da chi, limitandoci semplicemente a constatare il fascino di una parente mai conosciuta, magari lì ritratta nello splendore di un vestito e di un’epoca passata. È un metodo rischioso che può portare al sentimentalismo, ma che può anche essere un primo passo verso una conoscenza più approfondita. Anche la storia della Chiesa può essere oggetto di meditazione e non tanto nei suoi contenuti specifici, ma in termini di teologia della storia: non si tratta di riproporre schemi, idee, istituzioni che difficilmente possono essere estrapolati dal loro contesto e inseriti nel nostro, ma di imparare a leggere profeticamente il presente nelle nostre piccole storie quotidiane; suor Geltrude è una piccola storia di una quotidianità di ieri.
Teresa Cappuzzello
Giovane ragusana, compagna inseparabile delle vicissitudini religiose e storiche di Suor Geltrude Tumino, con la quale condivise sofferenze, sforzi, preghiere e penitenze per il rifiorire del monastero.
Non si fece monaca con voti, ma lo fu nello spirito.
Madre Scolastica Rinaldi
Il 4 giugno 1924 giunse a Ragusa Madre Maria Scolastica Rinaldi.
Proveniva dal monastero di Sortino ed era accompagnata dalla sua Madre Priora, Madre Ida Valli. Di fronte alle perplessità della priora sulla possibilità di ricostituire il monastero, Madre Scolastica rispose : "Se Dio lo vuole, Dio opererà”.
Con questa fede e abbandono in Dio iniziò – sola – la missione; forte nella fede e nell’unico e pieno abbandono a Dio, con sacrificio continuo e preghiera ardente, riuscì a risollevare le sorti del monastero, innestandovi il nuovo ramo delle Benedettine dell’Adorazione perpetua del SS. Sacramento.
Le vicende di quegli inizi hanno, il sapore dei “fioretti di San Francesco” per l’assoluta povertà che regnava nel monastero, insieme ad una santa ilarità e semplicità.
Nel 1925 avviò i lavori di restauro del cadente edificio monastico.
Nel 1926 rinnovò il rito della vestizione delle postulanti, che non si teneva dal lontano 1858.
Nel 1927 accolse le prime professioni delle Benedettine del SS.Sacramento a Ragusa.
Madre Scolastica era, ovunque, l’anima della comunità e la trascinava nel suo slancio generoso e materno, nonché nel sacrificio gioioso.
Le giovani novizie non tardarono ad arrivare e numerose entrarono in monastero, attratte dal suo esempio.
Morì improvvisamente il 5 agosto 1943, lasciando una grande eredità: la rifioritura del monastero nella piena osservanza benedettina metildiana, con una comunità di circa venti monache professe, e il monastero con la personalità sui juris.